Alla fine del 1800, i piccoli comuni agricoli dell'interno della Sicilia erano isolati, circondati da vasti feudi, grandi aziende agricole che si estendevano per 500 a 2000 ettari, e talvolta oltre. Questi latifondi, coltivati principalmente a cereali, erano punteggiati da rari caseggiati, centri della vita feudale. I proprietari, spesso nobili, risiedevano altrove, mentre le terre venivano affidate a gabellotti, che pagavano un canone annuale e si circondavano di campieri, spesso violenti, per mantenere l'ordine tra i contadini. Questa struttura latifondista favorì l'emergere di brigantaggio e mafia. Francesco Paolo Varsalona, un malvivente le cui gesta sono ricostruite da Vito Lo Scrudato, era un brigante di successo all'inizio del XX secolo, dominando un'ampia area della Sicilia interna. In un contesto segnato dalla presenza dei Reali Carabinieri e delle forze di pubblica sicurezza, Varsalona si affermò come un signore del crimine, in un'epoca in cui la mafia stava consolidando alleanze con agrari e politici.
Vito Lo Scrudato Boeken
