In the summer of 1989, at Tel-Kedar, a small settlement in the Negev Desert, the long time love affair between Theo, a sixty-year-old civil engineer, and Noa, a much younger school teacher, is slowly disintegrating.
Elena Loewenthal Boeken






Let it be Morning
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Imagine your own home surrounded by roadblocks and tanks, your water turned off and the cashpoints empty. What would you do next? A young journalist, recently married with a young child, is seeking a quieter life away from the city and has bought a large new home in his parent's hometown. It's a complicated return - his wife hates his parents - but they are also moving back to live in an Arab village in Israel. Nothing is as they remember: everything is smaller, the people petty and provincial and the villagers divided between sympathy for the Palestinians and dependence on the Israelis. Suddenly and shockingly, the village becomes a pawn in the never-ending power struggles of the Middle East. When Israeli tanks surround the village without warning or explanation, everyone inside is cut off from the outside world. As the situation grows increasingly dire, paranoia begins to threaten the community's fragile equilibrium, forcing the hero to decide what it means to be human in an inhuman situation.
In questi ultimi tempi si è passati dall'antisemitismo distruttivo ad un orgoglio semitico ambiguo. Si è fieri di avere un amico ebreo da sbandierare, ma in fondo soltanto per metterlo con le spalle al muro davanti alle sue e altrui responsabilità. Gli ebrei non possono sottrarsi al proprio destino e pare debbano rendere sempre conto di sé, della propria storia, del senso della Shoah, di ciò che sta avvenendo in Israle e nei territori palestinesi. Elena Loewenthal indaga queste contraddizioni gettando luce sulla complessa e drammatica situazione israelo-palestinese, ma anche con uno sguardo attento alla storia passata e alla teologia.
I Narratori: Scene dalla vita di un villaggio
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Un uomo capita, quasi per caso, in un pittoresco villaggio d'Israele, Tel Ilan. Tutto sembra immerso in una quiete pastorale, se non fosse che invece in quell'armonia formicolano segreti, fenomeni inquietanti, tresche amorose, eventi di sangue. Tocca al visitatore cercare di svelare l'enigma, o anche soltanto conciliarsi con tutti questi misteri. Come quello di Benni Avni, sindaco del villaggio, che un giorno riceve un biglietto dalla moglie con solo quattro parole: "Non preoccuparti per me". Il marito naturalmente si preoccupa, la cerca in casa, in un rifugio antiaereo in rovina, in una sinagoga vuota, in una scuola - e questo è quanto. Non sapremo mai dov'è finita la moglie di Benni Avni. Né sapremo mai l'identità di quella strana donna, vestita da escursionista, che improvvisamente appare davanti all'agente immobiliare Yossi Sasson. O cosa è successo al nipote della dottoressa Ghili Steiner, che doveva arrivare al villaggio con l'ultimo pullman, ma non si è mai visto. O chi sia lo strambo Wolf Maftzir, che si infiltra nella vita e nella casa di Arieh Zelnik. Qualcosa di terribile è accaduto nel passato dei protagonisti di Tel Ilan. Qualcosa non è stato assorbito dalle loro menti e non è stato preservato nelle loro memorie, eppure esiste da qualche parte, nelle cantine, freme negli oggetti stessi, rivissuto ancora e ancora attraverso il dimenticare, in attesa del momento della rivelazione.
I Narratori: Una storia di amore e di tenebra
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Amore e tenebra sono due delle forze che agiscono in questo libro, un’autobiografia in forma di romanzo, un’opera letteraria complessa che comprende le origini della famiglia di Oz, la storia della sua infanzia e giovinezza prima a Gerusalemme e poi nel kibbutz di Hulda, l’esistenza tragica dei suoi genitori, e una descrizione epica della Gerusalemme di quegli anni, di Tel Aviv che ne è il contrasto, della vita in kibbutz, negli anni trenta, quaranta e cinquanta. La narrazione si muove avanti e indietro nel tempo, scavando in 120 anni di storia familiare una saga di rapporti d’amore e odio verso l’Europa, che vede come protagonisti quattro generazioni di sognatori, studiosi, uomini d’affari falliti e poeti egocentrici, riformatori del mondo, impenitenti donnaioli e pecore nere. Questa vasta galleria di personaggi mette a punto una sorta di "cocktail genetico" da cui nascerà un figlio unico, nutrito di fantasia, che, in un fatale momento di rivelazione avvenuta attraverso un dolore scioccante e atroce, scoprirà di essere un artista, uno scrittore. Amos Oz ci consegna la storia della sua infanzia e dell’adolescenza colma di aspirazioni poetiche, zelo politico e una paura costante di un altro genocidio degli ebrei, questa volta nella stessa Israele, a opera degli arabi, degli inglesi, dell’intero mondo cristiano, dell’intero mondo islamico. Il giovane Amos temeva che il mondo intero stesse tramando per uccidere tutti gli ebrei, bambini compresi, giovani sognatori fanatici compresi, proprio come era lui. "A quell’epoca speravo di diventare un libro una volta adulto," scrive Oz, "non un autore ma un libro… sapevo ovviamente che anche i libri possono bruciare, ma se fossi diventato un libro, avrei avuto almeno la possibilità di sopravvivere in una dimenticata libreria..." Al centro di questo romanzo autobiografico sta il grande tabù di Oz: il suicidio della madre, nel 1952. L’esplorazione dolorosa e coraggiosa di questa tragedia viene condotta con lucidità, nostalgia e rancore, con pietà e travaglio, con schiettezza e un "flusso di coscienza" incredibilmente poetico che, con immediatezza, giunge al cuore del lettore.
Racconti crudeli dei più grandi narratori israeliani
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Terra di profondi contrasti, Israele, anche in letteratura. I racconti qui presentati parlano di sentimenti forti: odio, guerra, sangue e violenza. Eppure non mancano l'amore per le proprie radici, le passioni cocenti, la sensualità.

